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Ripetuti tentativi di «riconversione all’induismo» di cristiani e musulmani; attacchi a «chiese, clero e laici»; «zafferanizzazione» dell’istruzione e della cultura. Rivolgendosi in modo diretto al primo ministro Narendra Modi, la Catholic Bishops’ Coference of India chiede al Governo di prendere una posizione netta contro gli estremisti.
«Mettere fine a simili pericolose tendenze — spiegano i vescovi — è indispensabile per la crescita e lo sviluppo della nostra nazione. La Costituzione dell’India garantisce a tutti i cittadini del nostro Paese di professare, praticare e propagare una religione di loro scelta. L’India è una terra dove differenti fedi religiose hanno prosperato a lungo e i nostri padri fondatori hanno dedicato sforzi speciali per assicurarsi che i diritti di tutti siano salvaguardati, a prescindere dal credo, dal genere o dalla casta».
I vescovi, inoltre sottolineano che «i cristiani d’India credono in Dio e nella bontà delle persone, e hanno servito senza sosta il popolo di questo Paese in vari campi senza alcuna discriminazione di casta, credo o religione. Negli ultimi mesi, sono accaduti deplorevoli incidenti. Essi hanno ferito i sentimenti della comunità cristiana e hanno scosso la fiducia nel tessuto laico della nazione». Al riguardo, gli episodi avvenuti contro chiese, clero e laici in Chhattisgarh, Madhya Pradesh, Orissa, Uttar Pradesh e Delhi hanno causato, secondo i presuli, «grande preoccupazione per la comunità cristiana. Le recenti controversie in nome delle riconversioni religiose ritraggono un’immagine negativa dell’India.
La divisione della comunità e il tentativo di omogeneizzare l’India stanno ponendo delle minacce a tutte le minoranze: donne, dalit, e tutte le minoranze linguistiche, culturali e religiose. I programmi di Ghar Wapsi, la “zafferanizzazione” dell’istruzione e della cultura, e le domande per uno Stato indù pongono altre sfide all’ethos laico del nostro amato Paese. Le conversioni di una natura religiosa — aggiungono — sono un esercizio del libero volere di ognuno, dei suoi diritti costituzionali/fondamentali e della sua libertà di coscienza e religiosa. Ghar Wapsi è un processo politico, portato avanti dai potenti esponenti del nazionalismo religioso, del tutto contrario al principio del secolarismo.
I cristiani — concludono — hanno bisogno di garanzie dal Governo: vogliamo sapere che saremo protetti, salvaguardati e al sicuro nella nostra madrepatria. Mettere fine a simili pericolose tendenze è inevitabile per la crescita e lo sviluppo della nostra grande nazione. Questo grande Paese laico deve restare un luogo in cui persone di ogni religione e di differenti contesti culturali devono vivere in libertà, praticando la loro fede senza paura o minacce, in armonia.
L’Osservatore Romano, 30 gennaio 2015