Blog di FORMAZIONE PERMANENTE MISSIONARIA – Uno sguardo missionario sulla Vita, il Mondo e la Chiesa MISSIONARY ONGOING FORMATION – A missionary look on the life of the world and the church
Credo che nei prossimi decenni, e in quelli successivi, e ancora in quelli che verranno, per molti millenni, l’umanità saprà cosa pensare. Non faccio parte dell’esclusivo club dei pessimisti storici; i discorsi sulla decadenza mi annoiano; così come, lo confesso, gli ottimismi mi deconcentrano. I fili con cui si cuce la storia non sono discendenti, né ascendenti: sono solo fili; quelli che si trova a vivere ogni tempo e ogni generazione. E la cosa più importante è che i fili resistono in infiniti modi, tanto nelle catastrofi come nei successi (e sa Dio quanto è difficile rinascere dopo gli uni e le altre!). Per questo credo che l’umanità del futuro saprà certamente cosa pensare. Non è difficile immaginare che i saperi, anche in nuovi ambiti, si svilupperanno e che in molti casi essi per noi rappresenteranno una sorpresa totale, non foss’altro perché li avevamo avuti per tanto tempo sotto il naso e non ne avevamo approfittato. Forse non era ancora venuto il loro momento. O forse lo era e noi lo avevamo clamorosamente mancato, fatto che dovremo ammettere. Non è difficile congetturare che sorgeranno nuove grammatiche per capire il mondo e intervenire su di esso, e che alcune ci confermeranno ciò che fummo mentre altre vi si opporranno, reinventando radicalmente metodi e intenti.
Ma in fondo che importa? Serve poco aggrapparci ai nostri punti di arrivo, come fossero gli unici legittimi, quando dovremmo cominciare prima di tutto con il benedire il futuro che ci dichiara superati. Benedetto il futuro che riderà di noi perché abbiamo confuso tutto: uno spostamento con il viaggio, un avvicinamento con l’incontro, il possesso delle cose con il loro uso, l’accumulo di beni con il loro sano godimento. Benedetto il futuro che ci criticherà per il nostro avere prodotto tanto e distribuito così male, per essere andati sulla luna e poi resistere tanto, ma davvero tanto, per giungere alla conoscenza del nostro proprio cuore. Benedetto il futuro in cui le tecnologie non saranno più un feticcio nelle mani del mercato, come adesso in larga misura accade, e diverranno uno strumento migliore per la vita di tutti, come è stato, per esempio, dell’aratro o della ruota. Benedetto il futuro che ci ispirerà stili di vita più essenziali, più attenti agli altri esseri umani ma anche a tutte le altre creature che con noi condividono questa misteriosa avventura, e delle quali sappiamo così poco. Il futuro saprà trovare lo spazio e l’espressione del loro pensare.
C’è una cosa, però, che sopra ogni altra desidero: che l’umanità che verrà ad abitare quello che per noi è il futuro si accorga spesso di non sapere cosa pensare. Che cioè si lasci sconcertare dall’inspiegabile splendore di ogni aurora; che rimanga senza parole davanti al mare, come coloro che l’hanno visto per la prima volta; che si senta irresistibilmente attratta dalle variazioni di colori, di volumi e di odori del paesaggio diurno e notturno; che si senta attraversata da un brivido al primo contatto con l’acqua; che mantenga la capacità di stupirsi davanti al modo in cui il vento trascina lontano le nostre voci felici; che guardi nello stesso modo indifeso la pioggia, i campi allagati in silenzio, le cose più piccole e vaste, il traffico delle nubi, la disseminazione dei papaveri che nei campi assomigliano a parole che sognano. Desidero ardentemente che l’umanità del futuro assapori l’imbarazzo per ciò che rimane incompiuto non per insufficienza ma per eccesso, e non si affretti a catalogare, a descrivere o imprigionare. Che il suo modo di comprensione sia un’altra maniera di mantenere intatto (o perfino di amplificarlo) lo stupore.
Avvenire 12/11/2015
El futuro es siempre un regalo de Dios para todos, pero debemos saberlo aprovechar!
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