Blog di FORMAZIONE PERMANENTE MISSIONARIA – Uno sguardo missionario sulla Vita, il Mondo e la Chiesa MISSIONARY ONGOING FORMATION – A missionary look on the life of the world and the church
Come Ebola (dall’agosto 2014) e la Polio (da maggio dello stesso anno) e com’era stata a suo tempo l’influenza suina, ora anche il virus Zika è una Emergenza Internazionale di Salute Pubblica. La dichiarazione è arrivata al termine di una riunione della Commissione istituita dall’Oms, che ha tenuto a precisare che Zika resta una minaccia molto meno preoccupante delle altre, ma che la dichiarazione è dovuta solo al legame, peraltro per ora solo presunto, con la microcefalia.
“Gli esperti – ha spiegato il direttore generale Margaret Chan – sono stati d’accordo nell’affermare che la relazione causale tra l’infezione da virus Zika in gravidanza e la microcefalia è ‘fortemente sospetta’, anche se non è ancora scientificamente provata”.
Il comitato, ha aggiunto Chan, non ritiene al momento che ci siano le condizioni per chiedere restrizioni nei viaggi o nei commerci per prevenire la diffusione del virus. Lo Zika virus da solo non sarebbe stato definito un’emergenza – ha sottolineato David Heymann, a capo della commissione – perchè per quanto ne sappiamo non causa condizioni cliniche gravi. È solo per questo possibile legame con la microcefalia che abbiamo deciso di dichiararla emergenza internazionale, ma non sappiamo quanto ci vorrà per trovare il link”.
Heymann ha ricordato che al momento per le donne in gravidanza sono sconsigliati i viaggi nei paesi colpiti. Al momento la strategia che l’Oms metterà in campo insieme alle istituzioni locali, utilizzando per la prima volta il fondo per le emergenze istituito dopo l’epidemia di Ebola, consisterà nella distribuzione di materiale protettivo e counseling alle donne in gravidanza, a una stretta sorveglianza nei paesi colpiti anche per verificare l’effettivo legame tra virus e microcefalia, e a un impulso alla ricerca per trovare un test rapido e, in un secondo momento, un vaccino e una cura. La dichiarazione di emergenza internazionale, ha precisato Chan, servirà proprio ad avere uno sforzo coordinato in queste direzioni.
Intanto in Brasile la presidente della Repubblica, Dilma Rousseff, ha firmato una misura provvisoria che autorizza l’accesso forzoso agli immobili in presenza di potenziali focolai larvali di Aedes aegypti, la zanzara responsabile per la trasmissione del virus. In base al provvedimento – pubblicato oggi sulla locale gazzetta ufficiale – in caso di “imminente pericolo per la salute pubblica” agenti sanitari potranno entrare in edifici pubblici e privati quando abbandonati o in assenza di persone che possano autorizzarne l’ingresso.
Avvenire 1.2.2016
Dopo Colombia, Brasile e El Salvador, oggi anche l’Ecuador ha chiesto alle donne di “rimandare” i loro programmi di restare incinte, a causa del rischio di contaminazione del virus zika che potrebbe provocare malformazioni ai feti. In Ecuador sono stati registrati ufficialmente 12 casi di zika, ma non donne incinte. E il virus sembra non fermarsi: tre abitanti di New York sono risultati positivi: tutti erano tornati da zone in cui è presente la zanzara che sarebbe colpevole della trasmissione.
Il nome esatto è “infezione da virus zika”. In America Latina, però, la gente lo conosce come il “killer silenzioso”. Spesso, infatti, gli stessi malati non si accorgono di essere stati contagiati. A volte, infatti, l’infermità – trasmessa dalla zanzara Aedes Aegypti – non dà sintomi. Altre, questi ultimi – febbre intermittente, congiuntivite, dermatite, dolori muscolari – sono analoghi a quelli della dengue e della febbre gialla, con cui la zika viene comunemente confusa. A volte, per- Ifino i test rivelano false positività.
Per questo, non è stato facile individuare l’epidemia, iniziata in Brasile otto mesi fa. E ormai estesa in 18 Paesi del Continente. Gran parte del 1,6 milioni di casi registrati dalle autorità brasiliane nell’ultimo anno – hanno ammesso dal ministero della Salute – rischiano di essere, in realtà, episodi di zika. Un dato, però, è certo. E sconvolgente. Nel “gigante latino”, dallo scorso ottobre, 3.893 bimbi sono nati con evidenti segni di microcefalia, oltre 1.300 nel Pernambuco. In tutto il 2014 erano stati 147. È stato questo inedito boom a spingere le autorità sanitarie a esplorare il legame tra zika e gravidanza.
E, ora, gli scienziati ritengono che il virus sia micidiale per le donne incinte. Il male attaccherebbe la placenta e il feto, uccidendolo o provocandogli gravi malformazioni cerebrali. Manca, ancora, la prova definitiva. La prospettiva, però, è inquietante. Anche perché al momento non esiste vaccino né cura. E la prevenzione si limita ai normali repellenti anti-zanzare. L’unico modo per fronteggiare l’epidemia – la più grave da quando il virus è stato scoperto in Uganda, nel 1947 – è la disinfestazione a tappeto e la bonifica degli acquitrini. Per realizzarle, però, ci vorrà tempo. Intanto le autorità di varie nazioni latinoamericane hanno dichiarato lo Stato di emergenza. In primis quelle di Brasile e Colombia, i due focolai principali dell’infezione.
Le autorità di Bogotà hanno censito ben 13.500 casi. E si teme che possano sfiorare i 700mila nei prossimi mesi. «Siamo il secondo Stato più colpito», ha detto il ministro della Sanità, Alejandro Gaviria. Quest’ultimo – proprio come l’omologo brasiliano – è arrivato a sconsigliare le gravidanze almeno fino a luglio, quando si spera che, con l’approssimarsi dell’inverno, la malattia dovrebbe arretrare. I governi hanno ribadito «il massimo rispetto per i diritti individuali ». La misura estrema non mancherà, in ogni caso, di sollevare polemiche.
Gli Stati Uniti, da parte loro, hanno individuato tre casi in Florida: i colpiti erano stati in Dicembre in Colombia e Venezuela. Per questo, il Centro di controllo per le malattie infettive ha emesso un’allerta sconsigliando alle donne incinta i viaggi nelle aree a rischio. L’epidemia, dunque, rischia di avere effetti importanti sul turismo, soprattutto in Colombia e Brasile.
Quest’ultimo ha visto una raffica di cancellazioni improvvise dei soggiorni per il Carnevale. Gli effetti maggiori, però, rischiano di aversi per le Olimpiadi di Rio, in programma dal 5 al 21 agosto. Le autorità temono un calo consistente nell’acquisto dei biglietti e dei pacchetti viaggio da parte degli stranieri. E, in questo momento di recessione economica e crisi politica, il Brasile non può permettersi un flop.
LUCIA CAPUZZI
Avvenire 23 gennaio 2016
Que entre todos procuremos vivir protegidos y hacer que nuestro mundo siempre más “Comunicado” sea también supervisado para evitar todas estas infecciones.
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