Blog di FORMAZIONE PERMANENTE MISSIONARIA – Uno sguardo missionario sulla Vita, il Mondo e la Chiesa MISSIONARY ONGOING FORMATION – A missionary look on the life of the world and the church
Croce sull’isola di Lesbo: prima distrutta, poi reinnalzata
Federico Cenci
8 marzo 2019
http://www.interris.it
Avevano eretto un’enorme croce vicino alla spiaggia di Mitilene, a Lesbo. L’iniziativa è costata cara a trentasei persone, trentacinque greci e un albanese, arrestate domenica 3 marzo e rilasciate il giorno successivo in attesa di venire processati in una data ancora da stabilirsi. L’accusa nei loro confronti è di occupazione abusiva di suolo pubblico e disobbedienza, in quanto il luogo in cui è stata innalzata la croce è parte del sito archeologico di Mitilene.
La vicenda ebbe anche una discreta eco internazionale. La grande croce in cemento era stata costruita a inizio settembre su una roccia a picco sul mare sotto il castello di Mitilene. Dopo poco più di un mese, tuttavia, fu abbattuta. Gli autori del blitz non si conoscono, mentre è nitida l’indignazione che il simbolo cristiano aveva provocato nei confronti di alcune ong. In particolare una, chiamata “Coesistenza e comunicazione nell’Egeo”, secondo Lesvos news, avrebbe manifestato contro la presenza della croce. Ma non era stata l’unica organizzazione a protestare: una delle organizzazioni che accoglie immigrati sull’isola (che attualmente sono oltre 6.500) aveva chiesto al sindaco di rimuoverla perché avrebbe infastidito i musulmani presenti a Lesbo. Tuttavia, c’è stato chi si è opposto all’idea di vedere un simbolo cristiano (presente anche sulla bandiera greca) distrutto proprio in un luogo simbolico, un’ideale porta d’accesso nel Paese da parte di genti di altre culture: così qualche giorno dopo la distruzione, un gruppo di persone aveva rimesso in piedi la croce, poggiandola su delle grosse pietre capaci di reggerla.
Le autorità hanno però provveduto ad avviare un’indagine per individuare gli autori del ripristino del simbolo cristiano fino a trovarli e processarli. “Sembra che abbiamo disturbato molte persone. L’accusa che ci muovono è ridicola. Se abbattono [la croce], la reinnalzeremo. Devono capire che questa è la nostra terra, questa è la nostra religione e questo è il suo simbolo”, ha detto uno degli arrestati, come riferisce Euronews. Il gruppo, che l’ha “rimessa in piedi” nella notte, portava con sé una grande bandiera greca. Sulla vicenda era intervenuto anche il ministro dell’Interno italiano, Matteo Salvini, rilanciando su Twitter un articolo di In Terris, per evidenziare che “una società che offende le proprie radici è una società SENZA FUTURO”. Il capo del Viminale aveva auspicato che gli abitanti del luogo potessero rimettere in piedi “questa spledida croce a picco sul mare”
Federico Cenci
13 ottobre 2018
http://www.interris.it
La Grecia perde i pezzi. Questo prestigioso tassello d’Europa ha perso negli anni scorsi quel che rimaneva della propria sovranità, ha perso parte della sua coesione sociale a causa della crisi, ma rischia di perdere anche il suo patrimonio religioso e identitario. In nome dell’accoglienza a tutti i costi, della società del meltin’ pot, c’è chi ha chiesto la rimozione di una croce e chi ha fatto seguire alle parole i fatti, abbattendola.
Croce divelta a Lesbo
Il fatto è avvenuto a Lesbo, dove un’enorme croce in cemento, costruita a inizio settembre su una roccia a picco sul mare sotto il castello di Mitilene, è stata distrutta la notte del 7 ottobre. Come riferisce Tempi, non si conoscono gli autori del crimine, anche se ci sono alcune ipotesi sulle motivazioni. Il riferimento è alla protesta che l’ong “Coesistenza e comunicazione nell’Egeo”, secondo Lesvos news, avrebbe manifestato nei confronti del simbolo cristiano. Una delle organizzazioni che accoglie immigrati sull’isola (che attualmente sono oltre 6.500) aveva chiesto al sindaco di rimuoverla perché avrebbe infastidito i musulmani presenti a Lesbo.
Si legge nella lettera, come riporta Tempi: “Il crocifisso è stato eretto per impedire ai migranti e rifugiati di venire qui a nuotare. Questo atto è illegale e offensivo soprattutto verso il simbolo della cristianità, che è un simbolo di amore e sacrificio, non razzismo e intolleranza”. Ma nella missiva si dimentica che è anche un simbolo di identità, specie in Grecia, la cui prima versione della bandiera, croce bianca su sfondo azzurro, fu tessuta, benedetta e issata nel 1807 dai monaci del monastero Evangelistria, sull’isola di Skiathos, dove si erano rifugiati molti eroi rivoluzionari che stavano combattendo per liberare il popolo ellenico, cristiano, dal giogo ottomano. La la lettera della ong si conclude comunque così: “Si sbarazzi di questo simbolo religioso inappropriato in un luogo dove la gente nuota”. L’atto di teppismo non ha però lasciato indifferenti gli abitanti del posto, i quali – si legge su Ta Nea – hanno promesso che sono pronti a ricostruirla. Nessun commento è giunto, invece, da parte della autorità locali e nemmeno da parte dell’ong che aveva mostrato insofferenza verso il simbolo cristiano.