Blog di FORMAZIONE PERMANENTE MISSIONARIA – Uno sguardo missionario sulla Vita, il Mondo e la Chiesa MISSIONARY ONGOING FORMATION – A missionary look on the life of the world and the church
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola : 1 «Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna.
È questa la quinta delle sette volte in cui Gesù paragona il Regno dei Cieli a uomini, cose o situazioni (Mt 13,44.45.47; 18,23; 20,1; 22,2; 25,1).
L’immagine della vigna è un richiamo al popolo di Israele che in questa pianta veniva raffigurato (Is 5,7; cfr. anche Sal 80,9). Questa è la prima di tre parabole aventi tutte come tema la vigna (Mt 21,28-32; 21,33-41) e compare solo nel vangelo di Matteo. La parabola si rifà alla situazione di Israele dove esistevano grandi latifondi e i braccianti venivano assoldati giorno per giorno secondo le necessità del lavoro. L’importanza del lavoro viene sottolineata dal fatto che anziché inviare il suo fattore è il padrone (lett. un uomo padrone di casa) stesso che all’alba va in cerca di operai.
2 Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. 3 Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, 4 E disse loro: “Andate anche voi nella vigna, quello che è giusto ve lo darò”. 5 Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto.
Il denaro era una moneta d’argento che pesava circa 4 grammi. La paga concordata (siumfōnḗsas = accordatosi…) dal padrone della vigna era quella abituale per gli operai. L’inoperosità non è dovuta a pigrizia, ma a carenza di lavoro (v. 7). La presenza di questi uomini sulla piazza, luogo di raccolta dei braccianti, alle nove del mattino indica la loro disponibilità ad accettare qualsiasi lavoro che venga loro richiesto. Questa volta non viene accordata la paga, ma promesso quello che è giusto, cioè un compenso stabilito in base al tempo lavorato.
6 Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state lì tutto il giorno senza far niente?”. 7 Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
La proposta di lavorare nella vigna viene ripetuta varie volte nel corso della giornata. Il lavoro normalmente terminava proprio verso le cinque, al momento del tramonto, quando gli ultimi sono stati chiamati ed inviati alla vigna, per cui il loro contributo lavorativo è stato quasi nullo. La loro chiamata si deve più al desiderio del padrone di farli lavorare che all’effettivo bisogno.
8 Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino a primi”.
La paga veniva distribuita al tramonto, termine della giornata lavorativa, secondo quanto prescritto dalla legge: “gli darai il suo salario il giorno stesso prima che tramonti il sole” (Dt 24,15); “il salario del bracciante al tuo servizio non resti la notte presso di te fino al mattino dopo” (Lv 19,13). Colui che era stato presentato inizialmente come un uomo padrone di casa (v.1) viene ora chiamato signore. Lo stesso procedimento Matteo l’ha già adottato nella parabola del creditore crudele dove prima appare il re (Mt 18,23) e poi il signore/padrone (Mt 18,25.27.31.32.34). Con questa tecnica l’evangelista vuol far comprendere che nel personaggio della parabola si intende raffigurare il comportamento del Signore.
9 Venuti quelli delle cinque del pomeriggio ricevettero ciascuno un denaro.
Gli ultimi vengono trattati com’era stato pattuito con i primi. Quelli dell’ultima ora più che una paga ricevono un regalo in quanto il loro apporto è stato minimo. Indubbiamente non hanno meritato il denaro, che veniva corrisposto per un’intera giornata di lavoro, e il loro compenso è dovuto alla generosità del padrone.
10 Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. 11 Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone 12 dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. 13 Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? 14 Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te:
Se coloro che hanno lavorato il minimo hanno ricevuto un denaro, è logico dedurre che quanti avevano lavorato fin dall’alba pensassero di ottenere più di quel che era stato concordato.
Con amico (hetâire) termine usato solo da Matteo che significa compagno, collega, Gesù si rivolge a Giuda (Mt 26,50). Le tre volte che appare nel vangelo è sempre accompagnato da un rilievo per una persona colpevole (Mt 22,12). Il padrone della vigna non si comporta in maniera ingiusta ma con grande generosità. Non toglie nulla di quanto concordato con gli operai della prima ora ma intende concedere lo stesso salario agli ultimi.
15 Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”.
L’espressione invidioso (lett. occhio maligno) è già apparsa nel discorso della montagna: “se il tuo occhio è maligno, tutto il tuo corpo sarà tenebroso” (Mt 6,23 traduz. lett.). Questo detto veniva usato per indicare l’avarizia, la taccagneria o l’invidia (Dt 15,9). L’evangelista pone in contrapposizione il maligno e il buono, aggettivi che si riferivano rispettivamente al diavolo (Mt 13,19.38) e a Dio “l’unico buono” (Mt 19,17). Gesù con l’immagine degli operai della prima ora allude ai Giudei che avevano stipulato un’alleanza con Dio basata su un contratto. Dovevano meritare quel che Dio concedeva loro (questa era la mentalità). Con Gesù tutto questo cambia: l’amore di Dio non viene concesso per i meriti degli uomini ma per la generosità del Padre. Gli operai dell’ultima ora evidentemente non meritano la paga di un’intera giornata. Ma questa non viene loro data per i meriti acquisiti, ma perché ne hanno bisogno. Gesù fa intravedere la nuova alleanza dove la Legge viene sostituita dall’Amore gratuito.
16 Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».
Il capitolo precedente terminava con l’affermazione che “molti dei primi saranno ultimi e molti degli ultimi saranno primi” (Mt 19,30). Al centro della parabola viene ripetuta l’espressione dagli ultimi fino ai primi (v.8). Ora l’affermazione viene ripetuta invertendo ancora i termini primi/ultimi. Questa tecnica letteraria chiamata chiasmo apre, intercala e chiude la parabola con la ripetizione di ciascun termine per tre volte con l’intento preciso di imprimere nella memoria ciò che si vuole comunicare:
Mt 19,30: | Molti dei
e molti degli |
primi
ultimi |
saranno
saranno |
ultimi
primi |
Mt 20,8: | cominciando dagli | ultimi | fino ai | primi |
Mt 20,16: | così gli
e i |
ultimi
primi |
saranno | primi
ultimi |