Blog di FORMAZIONE PERMANENTE MISSIONARIA – Uno sguardo missionario sulla Vita, il Mondo e la Chiesa MISSIONARY ONGOING FORMATION – A missionary look on the life of the world and the church
Nel romanzo di Umberto Eco Il nome della rosa il monaco cieco Jorge di Burgos, citando Giovanni Crisostomo, sostiene che «Cristo non ha mai riso». Un’affermazione così perentoria non solo sembra escludere categoricamente che Gesù di Nazaret possa ridere, ma mette in discussione la sua stessa umanità…
I Vangeli ci presentano un ritratto molto umano di Gesù, capace di gioire e di piangere, di commuoversi e di arrabbiarsi, di indignarsi e di amare, di stupirsi e di sentire angoscia. Egli si definisce «mite e umile di cuore» (Mt 11,29), ma è anche ardente di zelo quando scaccia con veemenza i venditori dal tempio.
La compassione di Gesù
Un verbo che ricorre con una certa frequenza nel Vangelo di Marco e che ha come soggetto Gesù è splanchnizomai, che viene tradotto con «avere compassione», «muoversi a compassione». L’immagine veicolata da tale verbo è molto forte: infatti, esso sta a indicare il movimento delle viscere che sono scosse da qualcosa o qualcuno. Nel mondo semitico le interiora dell’essere umano, le viscere e l’utero, sono considerate la sede dei sentimenti più profondi come la compassione e la misericordia…
In Matteo, oltre che nei racconti della moltiplicazione dei pani, viene riferito al Signore in un momento cruciale della sua missione: «Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore…
In seguito, le viscere di Gesù si scuotono davanti alla richiesta di due ciechi di essere guariti: «Gesù ebbe compassione, toccò loro gli occhi ed essi all’istante ricuperarono la vista e lo seguirono» (Mt 20,34). Ancora una volta la guarigione implica un contatto tra Gesù e coloro che gli chiedono aiuto.
In Luca, invece, in una sola occasione viene detto che Gesù ha compassione. È quando egli incontra la vedova che accompagna il suo unico figlio verso il sepolcro: «Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: “Non piangere!”» (Lc 7,13). Da questo sconvolgimento interiore nasce il miracolo della risurrezione del fanciullo…
Gesù ama?
Un altro verbo molto importante, che ricorre una sola volta riferito a Gesù, è agapaō, «amare»: «Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: “Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!”» (Mc 10,21). Tra i Sinottici, solo Marco mette in risalto questa annotazione affettiva, facendo accedere il lettore al più intimo sguardo di Gesù.
Alcune emozioni di segno negativo
Nei Vangeli la persona di Gesù si caratterizza anche per alcune reazioni emotive, che forse a torto potremmo considerare eccessive. Il Vangelo di Marco ci offre alcuni esempi che contribuiscono a dare spessore al complesso ritratto di Gesù di Nazaret. Di fronte al silenzio di chi vorrebbe coglierlo in fallo e accusarlo per aver compiuto la guarigione di un uomo dalla mano inaridita nel giorno di sabato, la reazione di Gesù è vigorosa e complessa al tempo stesso: «E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all’uomo: “Tendi la mano!”. Egli la tese e la sua mano fu guarita» (Mc 3,5)…
Nel seguito del Vangelo di Marco appare anche il verbo thaumazō, «stupirsi». A Nazaret Gesù è oggetto di emozioni contrastanti: in un primo tempo i suoi concittadini sono sbalorditi per il suo insegnamento nella sinagoga (cfr Mc 6,2), poi si scandalizzano di lui; e Gesù, come afferma l’evangelista, «si meravigliava della loro incredulità» (Mc 6,6)…
In un altro episodio Gesù si irrita con i suoi discepoli, perché respingono coloro che gli presentano i bambini affinché li possa toccare: «Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: “Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio”» (Mc 10,14).
In altre occasioni non compare un’indicazione esplicita dell’emozione che caratterizza l’azione di Gesù, ma è facilmente intuibile dal contesto. Un esempio fra tutti: la purificazione del tempio…
Gesù sa essere duro non soltanto con gli scribi e i farisei, ma anche con i suoi concittadini e con i suoi stessi discepoli, che sembrano non capire fino in fondo la missione del loro maestro. Queste reazioni emotive contribuiscono a darci un’immagine realistica di Gesù.
Nel Getsemani
Nei Vangeli sinottici (Mt 26,36-46; Mc 14,32-42; Lc 22,40-46) c’è un episodio che offre al lettore un accesso privilegiato all’interiorità di Gesù, alla sua comunicazione intima con il Padre nel momento drammatico e cruciale della sua passione. È l’episodio del Getsemani: «Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Disse loro: “La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate”… Gesù non ha paura di esprimere il proprio turbamento davanti ai suoi discepoli attraverso un’immagine forte: la tristezza fino alla morte, che indica l’intensità della sua afflizione…
Le lacrime e la gioia di Gesù
Il Gesù di Luca non teme di esprimere le proprie emozioni davanti a Pietro e ai suoi discepoli… Tra i Sinottici, soltanto Luca ci presenta Gesù che scoppia in pianto quando vede Gerusalemme: «Quando fu vicino, alla vista della città pianse su di essa» (Lc 19,41)…
E come Gesù piange, non può egli anche ridere? La domanda… trova una possibile risposta proprio nel Vangelo di Luca, dove sin dalle prime pagine risuonano l’esultanza e la gioia… promesse a Zaccaria, e poi si manifestano in Giovanni il Battista (cfr Lc 1,44), e sulle labbra di Maria, che canta il Magnificat (cfr Lc 1,47).
Così pure alcune delle parabole lucane sono un invito, rivolto ai farisei e agli scribi, a rallegrarsi, partecipando alla gioia di Dio per ogni peccatore ritrovato… E in un’occasione è Gesù stesso a esultare: «In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo» (Lc 10,21)…
Seguire Cristo, vero Dio e vero uomo, vuol dire conformarsi a lui, diventandogli simili anche nel sentire interiore, nelle emozioni e negli affetti che interpretano quanto accade nel mondo.