Blog di FORMAZIONE PERMANENTE MISSIONARIA – Uno sguardo missionario sulla Vita, il Mondo e la Chiesa MISSIONARY ONGOING FORMATION – A missionary look on the life of the world and the church
Comprendi, o uomo, chi è colui che tutto ti ha elargito. Ricordati di te stesso, chi sei, che cosa amministri, da chi hai ricevuto, per qual motivo sei stato scelto tra molti. Sei diventato ministro del Dio buono, economo degli altri servi al pari di te; non pensare che tutto sia preparato per il tuo ventre. Considera quanto hai tra le mani come appartenente ad altri; per un po’ di tempo ti reca piacere, poi scorre via e scompare mentre te ne sarà chiesto rigorosamente conto. Tu invece tieni tutto chiuso dietro a porte e catenacci e sebbene tu li abbia messi sotto sigillo, sei tenuto sveglio dalle preoccupazioni e te ne vai ragionando a modo tuo, avvalendoti di quello stolto consigliere che è in te stesso.
Che farò? La risposta era semplice: “Sazierò gli affamati, aprirò i granai e chiamerò tutti i poveri. Imiterò Giuseppe annunciando apertamente la mia generosità, pronuncerò parole nobili: Quanti mancate di pane, venite a me; ciascuno potrà prendere parte, come a una fonte comune, al dono dato da Dio”…
Imita la terra, o uomo; da’ frutto al pari di lei, non mostrarti peggiore di un essere inanimato. La terra non dà frutto per il proprio godimento, ma a tua utilità; tu, invece, se mostri frutti di generosità, li raccogli per te, dal momento che la ricompensa delle opere buone ritorna su chi dona. Hai dato all’affamato e ciò che hai dato diventa tuo e ritorna a te con l’interesse. Come il grano caduto a terra si trasforma in guadagno per chi l’ha gettato, così il pane donato all’affamato restituisce in seguito un guadagno abbondante. La fine del lavoro dei campi sia dunque per te l’inizio della semina nei cieli…
Che cosa non inventi per guadagnare oro? Il grano per te diventa oro, il vino si trasforma in oro, la lana si tramuta in oro; ogni commercio, ogni progetto ti procura oro. L’oro stesso si autorigenera, moltiplicato dai prestiti, e non v’è sazietà, non si trova fine all’avidità…
I pozzi, se vi si attinge continuamente, danno un’acqua più limpida; se invece sono abbandonati, imputridiscono. Anche le ricchezze, se stanno ferme, diventano inutili; se invece si muovono e passano dall’uno all’altro, sono di utilità comune e portano frutto…
Anima, hai in serbo molti beni; mangia, bevi, datti alla gioia [Lc 12,19] ogni giorno. Quale follia! Se tu avessi l’anima di un maiale, quale altra
buona notizia potresti darle? Sei così rozzo, così ignorante dei beni dell’anima, che la riempi di cibi per il corpo e le offri quello che poi ricevono le latrine…
Distruggerò i miei granai e ne costruirò di più grandi. Se vuoi, hai dei magazzini: le case dei poveri…
Ora invece te ne stai torvo e solitario ed eviti di incontrare gli altri per paura di essere costretto a lasciar scivolare qualcosa dalle tue mani. Sai dire soltanto queste Parole: “Non ho niente, non posso dar niente, sono povero”. E sei davvero povero e bisognoso di ogni bene; povero di amore per il prossimo, povero di fede in Dio, povero di speranza eterna…
Chi è l’avaro? Chi non si accontenta del sufficiente. Chi è il ladro? Chi sottrae ciò che appartiene a ciascuno. E tu non sei avaro? Non sei ladro? Ti sei appropriato di quello che hai ricevuto perché fosse distribuito. Chi spoglia un uomo dei suoi vestiti è chiamato ladro, chi non veste l’ignudo pur potendolo fare, quale altro nome merita? Il pane che tieni per te è dell’affamato; dell’ignudo il mantello che conservi nell’armadio; dello scalzo i sandali che ammuffiscono a casa tua; del bisognoso il denaro che tieni nascosto sotto terra. Così commetti ingiustizia contro altrettante persone quante sono quelle che avresti potuto aiutare…
In che modo porrò sotto i tuoi occhi le sofferenze del povero affinché tu sappia da quali gemiti ti raccogli un tesoro? Di qual valore risulterà per te nel giorno del giudizio quella parola: Venite, benedetti del Padre mio, ereditate il regno preparato per voi dalla fondazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero nudo e mi avete vestito [Mt 25,34-36].
Quanto gelido orrore, sudore, tenebra scenderanno su di te, quando udrai la sentenza: Via da me, maledetti, nella tenebra esteriore preparata per il diavolo e i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero nudo e non mi avete vestito [Mt 25,41-43]. Qui, infatti, non si condanna chi rapina, ma chi non condivide il suo.
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Povertà e ricchezza nei Padri della Chiesa