Blog di FORMAZIONE PERMANENTE MISSIONARIA – Uno sguardo missionario sulla Vita, il Mondo e la Chiesa MISSIONARY ONGOING FORMATION – A missionary look on the life of the world and the church
V. 7 E proclamava: ” Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8 Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo”.
Giovanni non si considera un protagonista, annuncia l’arrivo di un altro, superiore a lui, che il lettore identifica con Gesù. Sarà superiore a lui in potenza, perché avrà la pienezza dello Spirito; anche per la sua missione, che consisterà nel fondare un nuovo popolo, una società nuova (nuova alleanza cfr. 14,24), perché il ruolo dello sposo, proprio di Dio nell’AT (Os 2,4ss.; Is 54,5; Ger 2), ora spetta a Gesù (cfr. 2,19ss.); questo è espresso dalla frase “non sono degno di chinarmi per slegare il legaccio dei suoi sandali”, che allude alla legge giudaica del levirato: togliere il sandalo significava appropriarsi del diritto dello sposo (cfr. Rt 3,12-13;4,5-8; Dt 25,5-10). L’attività del Messia consiste nell’infondere lo Spirito (cfr. Is 44,3-5; Ez 36,26-28), che potenzia e consacra l’uomo (Santo/santificatore); l’uomo nuovo sarà il fondamento e l’artefice della nuova società, tappa terrena del Regno di Dio.
9 Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni .
Appare Gesù, l’annunciato da Giovanni. Cosciente della sua missione messianica, esprime nel battesimo il suo impegno nei confronti dell’umanità e riceve l’investitura per la sua missione, lo Spirito, che, abilitandolo alla condizione divina, realizza la sua pienezza umana. Spinto dallo Spirito, Gesù entra nella sociètà giudaica, raffigurata dal “deserto”. “In quei giorni” (en ekéinais tàis êmérais) è una formula usata dai profeti per annunciare la nuova alleanza (Ger 31,31.33) o l’effusione dello Spirito (Gl 3,2) e indicare l’epoca del compimento delle promesse.
Marco presenta Gesù, il protagonista del vangelo: arriva da Nazareth, un villaggio sperduto della regione più nazionalista di Galilea. Con il suo battesimo Gesù manifesta il suo appoggio al movimento suscitato da Giovanni e alla sua esortazione al cambiamento di vita, mostrando il suo impegno per l’eliminazione dell’ingiustizia. Il battesimo di Gesù, però, non significa, come quello della folla, una morte al passato (non c’è confessione di peccati), ma un impegno di dedizione al bene dell’umanità, che comprende la disponibilità a dare la vita per procurare questo bene al popolo (cfr. 10,38ss).
10 E, subito, uscendo dall’ acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba.
L’impegno di Gesù, espressione del suo amore senza misura per l’umanità, provoca immediatamente una risposta celeste, che l’evangelista descrive con tratti figurati. Anzitutto, si rompe la frontiera tra il mondo divino e quello umano e, nella persona di Gesù, si stabilisce la piena e permanente comunicazione tra Dio e l’uomo (lett.: “vide squarciati i cieli”). Dio comunica a Gesù la pienezza della sua vita/forza, lo Spirito, che costituisce l’unzione messianica (cfr. Is 11,2ss.; 42,1-4; 61,1ss.). “La colomba” rimanda alla prima creazione (Gen 1,2: “…lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque.”); lo Spirito termina la creazione portando Gesù alla pienezza umana, e quindi conferendogli la condizione divina.
Il Messia-Unto è l’Uomo-Dio. L’esperienza interna di Gesù viene formulata in due maniere: in termini di visione (“vide [= ei=den] lo Spirito…”) e in termini di ascolto (11: “una voce dal cielo” [phônè eghéneto ek tôn uranôn]) come al verso seguente:
11 E venne una voce dal cielo: “Tu sei il Figlio mio, l’amato : in te ho posto il mio compiacimento”.
La voce dal cielo esplicita gli effetti della discesa dello Spirito: dichiara Gesù “Il Figlio di Dio”, cioè il Re-Messia (cfr. Sal 2,7), “l’amato” = ho agapêtós, come il nuovo Isacco, la cui consegna è accettata dal Padre (cfr. Gen 22,2), e colui che è oggetto del favore divino (“in te ho posto il mio compiacimento”); come era stato detto in altri tempi del Servo di Dio (Is 42,1), con missione universale (Is 49,1-13), che dava la sua vita per realizzarla (Is 50,4-9; 51,1-8; 52,13-15; 53,12). La scena descrive così l’investitura messianica di Gesù, ma è quella di un Messia molto diverso dal “Figlio/successore di Davide” atteso dal popolo giudaico (Mc 10,47s; Mc 11,9s; Mc 12,35-37). E udì la voce di Dio, che sentì come Padre che lo amava indicibilmente. Gesù da quel momento cambiò per sempre e stabilmente la sua idea di Dio. Da allora in poi non parlò più dell’ “Altissimo” o del “Cielo”, ma parlò sempre del “Padre”. Mai del Padre come “autorità” o “potere”, ma come “bontà”, “accoglienza”, “amore”. È venuto colui che è più forte di Giovanni (1,7).