Blog di FORMAZIONE PERMANENTE MISSIONARIA – Uno sguardo missionario sulla Vita, il Mondo e la Chiesa MISSIONARY ONGOING FORMATION – A missionary look on the life of the world and the church
Il Papa ribadisce con forza attingendo dal Documento firmato ad Abu Dhabi che «la religione, per sua natura, dev’essere al servizio della pace e della fratellanza». Che «il nome di Dio non può essere usato per «giustificare atti di omicidio, di esilio, di terrorismo e di oppressione» e che «al contrario Dio, che ha creato gli esseri umani uguali nei diritti e nella dignità, ci chiama a diffondere amore, benevolenza, concordia». E che anche in Iraq «la Chiesa cattolica desidera essere amica di tutti e attraverso il dialogo collaborare, in spirito di rispetto nei riguardi delle altre religioni, per la causa della pace». Perché «l’antichissima presenza dei cristiani in questa terra e il loro contributo alla vita del Paese costituiscono una ricca eredità, che vuole poter continuare al servizio di tutti». E «la loro partecipazione alla vita pubblica, da cittadini che godano pienamente di diritti, libertà e responsabilità, testimonierà che un sano pluralismo religioso, etnico e culturale può contribuire alla prosperità e all’armonia del Paese».
Per il Papa quindi è questo il momento di dire «basta violenze, estremismi, fazioni, intolleranze! Si dia spazio a tutti i cittadini che vogliono costruire insieme questo Paese, nel dialogo, nel confronto franco e sincero, costruttivo. A chi si impegna per la riconciliazione e, per il bene comune, è disposto a mettere da parte i propri interessi». Da qui il Papa si è rivolto alla Comunità internazionale che ha «un ruolo decisivo da svolgere nella promozione della pace in questa terra e in tutto il Medio Oriente». «Come abbiamo visto – ha affermato Francesco – anche durante il lungo conflitto nella vicina Siria, (dal cui inizio si compiono in questi giorni ben dieci anni!) le sfide interpellano sempre più l’intera famiglia umana. Esse richiedono una cooperazione su scala globale al fine di affrontare anche le disuguaglianze economiche e le tensioni regionali che mettono a rischio la stabilità di queste terre». E ha chiesto che «le nazioni non ritirino dal popolo iracheno la mano tesa dell’amicizia e dell’impegno costruttivo, ma continuino a operare in spirito di comune responsabilità con le autorità locali, senza imporre interessi politici o ideologici».
“Siamo riuniti in questa Cattedrale di Nostra Signora della Salvezza, benedetti dal sangue dei nostri fratelli e sorelle che qui hanno pagato il prezzo estremo della loro fedeltà al Signore e alla sua Chiesa. Possa il ricordo del loro sacrificio ispirarci a rinnovare la nostra fiducia nella forza della Croce e del suo messaggio salvifico di perdono, riconciliazione e rinascita. Il cristiano infatti è chiamato a testimoniare l’amore di Cristo ovunque e in ogni tempo. Questo è il Vangelo da proclamare e incarnare anche in questo amato Paese”. Sono le parole che papa Francesco nella cattedrale siro-cattolica di Baghdad ha rivolto ai rappresentanti della comunità cattolica irachena, di fronte ai quali ha ricordato l’attentato di cui la chiesa è stata teatro nel 2010, che provocò 48 morti e un centinaio di feriti.
Alla fine del suo discorso, Francesco è tornato sui “nostri fratelli e sorelle morti nell’attentato terroristico in questa Cattedrale dieci anni fa e la cui causa di beatificazione è in corso”. “La loro morte ci ricorda con forza che l’incitamento alla guerra, gli atteggiamenti di odio, la violenza e lo spargimento di sangue sono incompatibili con gli insegnamenti religiosi“, ha sottolineato, “E voglio ricordare tutte le vittime di violenze e persecuzioni, appartenenti a qualsiasi comunità religiosa. Domani, a Ur, incontrerò i Leader delle tradizioni religiose presenti in questo Paese, per proclamare ancora una volta la nostra convinzione che la religione deve servire la causa della pace e dell’unità tra tutti i figli di Dio”.
IL TESTO INTEGRALE DEL DISCORSO
Testi da Avvenire