Lettura orante del Vangelo di MARCO – cap. 4 – Doglio (3)
Nel capitolo IV l’evangelista ha raccolto una antologia di detti parabolici soprattutto legati all’immagine del seme. Mentre molti contestano Gesù, non gli credono, non lo accettano, Gesù racconta la parabola del seminatore per confortare i discepoli, per garantire loro che un risultato positivo ci sarà.
Domenica della Parola di Dio
Ricorre domenica 24 gennaio la “Domenica della Parola di Dio”, la giornata istituita lo scorso anno da Papa Francesco per ricordare, nella 3° Domenica del Tempo Ordinario, a tutti, clero e fedeli, l’importanza e il valore della Sacra Scrittura per la vita cristiana, come pure il rapporto tra Parola di Dio e liturgia.
I nomi di Dio nella Bibbia
Il suo nome non ci fornisce delle informazioni concernente la sua identità, ma una rivelazione alla sua persona!
Durante la lode e l’adorazione a volte pronunciamo i diversi nomi attribuiti a Dio “El-Shaddaï, El-Olam,..” ma non sappiamo cosa vogliono significare. Il nostro scopo è quello di poter approfondire questi termini partendo dal nome originale in Ebraico.
Passi nella fede con il Vangelo di Marco (2) cap. 1-2
Il ponte unisce, congiunge e crea la comunicazione tra sponde e realtà diverse. Gesù è il ponte tra Dio e l’uomo, come tra uomo e uomo, tra razze, culture e religioni. Egli abbatte il muro di separazione. Nella politica dei “muri” (Palestina e USA) la secolarità consacrata costruisce ponti.
Passi nella fede con il Vangelo di Marco (1) Introduzione
Il lunedì della prima settimana del Tempo Ordinario iniziamo la lettura del vangelo di Marco. Per accompagnare la meditazione dei brani evangelici vi proponiamo i testi di un interessante Sussidio, iniziando con una introduzione generale al Vangelo di Marco
Lettera agli EBREI – Presentazione
Lettera agli Ebrei – 1a lettura degli anni dispari – dalla 1a alla 4a settimana del Tempo Ordinario.
La Lettera agli Ebrei ha un solo cuore: Cristo Gesù, Vita di ogni vita.
Gesù è la vita dalla quale ogni altra vita nasce, nella quale ogni vita produce frutti di verità e di giustizia, per la quale ogni altra vita vive.
Cristo Gesù è vita: della Parola di Dio, della Grazia di Dio, del credente in Dio, della vera fede in Dio, dell’adorazione di Dio, della glorificazione di Dio, dell’obbedienza a Dio, della santità di Dio, del culto verso Dio, della carità di Dio, della speranza in Dio.
Gianfranco Ravasi – Ecco l’agnello di Dio!
Il lettore praticante, che è abituato a sentire questa frase ogni volta che il sacerdote leva l’ostia davanti ai fedeli prima della Comunione, si chiederà: perché mai proporre una simile dichiarazione, pronunciata dal Battista, tra le parole difficili presenti nei Vangeli?
Ravasi – Agli uomini che Dio ama
È significativo che siano i pastori i primi destinatari di questa “annunciazione” natalizia, figure che un trattato del Talmud, la grande raccolta delle tradizioni e delle norme giudaiche, considerava impure a causa della loro convivenza con gli animali e disoneste per le loro violazioni dei confini territoriali durante le loro migrazioni e le loro soste, e quindi inabili a essere giudici e testimoni nei processi
Gianfranco Ravasi – La ricchezza del dono divino
Siamo alle ultime battute di quel gioiello letterario e teologico che è l’inno al Verbo con cui si apre il Vangelo di Giovanni. Cristo è definito con un termine greco che risuona solo qui negli scritti giovannei, ma che è caro a san Paolo: plérôma , “pienezza”.
Gianfranco Ravasi – La tenda del Verbo
È uno dei versetti più celebri di tutti i Vangeli. Esso è incastonato nel grandioso inno che funge da prologo al quarto Vangelo. Abbiamo proposto una versione che ricalcasse l’originale greco, ben più intenso della pallida traduzione di uso comune: «Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi».
Gianfranco Ravasi – I figli generati da Dio
Il soggetto di questa frase è presente nel versetto precedente del grandioso inno che funge da prologo al Vangelo di Giovanni: «I figli di Dio, quelli che credono nel suo nome» (v.12). Si avrebbe, quindi, la proclamazione di quella che san Paolo definirà come l’adozione a figli da parte di Dio mediante la fede (Galati 4,4-7; Romani 8,15-17).
Gianfranco Ravasi – La sconfitta delle tenebre
Tra i famosi manoscritti giudaici venuti alla luce nel 1947 a Qumran, sulla sponda occidentale del Mar Morto, ce n’è uno intitolato dagli studiosi Il Rotolo della Guerra: in esso si descrive la battaglia finale di una guerra quarantennale tra i Figli della Luce e i Figli delle Tenebre, segnata dal trionfo della Luce.
Gianfranco Ravasi – In principio era il Logos
Logos significa “parola, verbo, discorso”, indica la comunicazione tipica dell’essere umano. Nella Bibbia, però, come ben sappiamo, la “parola” è qualcosa di più di quello che intendiamo noi occidentali: essa è anche l’azione con cui esprimiamo noi stessi, perciò il termine ebraico dabar designa contemporaneamente la parola e l’atto.
Gianfranco Ravasi – Il bue, l’asino e la grotta di Betlemme
La grotta, il bue e l’asino, mezzanotte: guai se nel nostro presepe mancassero questi elementi che recano con sé tutta l’atmosfera natalizia e le emozioni bellissime di un’infanzia innocente, forse perduta. Ma se scorriamo le righe del racconto evangelico di Luca, di questo apparato non c’è menzione perché esso è sbocciato liberamente come un fiore della tradizione su un testo che è, invece, molto più sobrio.
Gianfranco Ravasi – «Lo diede alla luce e lo avvolse in fasce»
«Maria lo guarda e pensa: Questo Dio è mio figlio. Questa carne divina è la mia carne. Egli è fatto di me, ha i miei occhi e la forma della sua bocca è la mia. È Dio e mi assomiglia! Nessuna donna ha avuto il suo Dio per lei sola. Un Dio piccolissimo che si può prendere tra le braccia e coprire di baci, un Dio tutto caldo che sorride e respira, un Dio che si può toccare e vive».
Gianfranco Ravasi – Un’intricata questione cronologica
Sono stati scritti volumi interi su questo passo simile più a un macigno storico che a una pietra d’inciampo nell’analisi critica dei Vangeli. Noi ci accontenteremo di una piccola nota sintetica. L’unico censimento documentato di Quirinio (ne parla anche lo storico Giuseppe Flavio del I sec.) fu eseguito nel 6-7 d.C. quando Gesù doveva avere almeno dodici anni…
Gianfranco Ravasi – A Betlemme con Maria incinta di Gesù
È probabile che i parenti di Giuseppe non avessero più a disposizione una stanza per lui e la sposa incinta. Gli offrirono, allora, uno spazio collegato alle residenze di allora, ove erano ospitati gli animali di notte e d’inverno e ove spesso si riuniva la famiglia nelle serate fredde. È san Girolamo che visse per decenni a Betlemme a evocare questo riparo offerto da una grotta naturale o scavata nella roccia.
Gianfranco Ravasi – Il precursore, «amico dello sposo»
«E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo, perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade…» (Luca 1,76). Così il sacerdote Zaccaria, nel Benedictus, l’inno di ringraziamento a Dio per … Continua a leggere
Gianfranco Ravasi – Il canto di Maria e dei poveri
È questa l’unica volta in cui Maria parla a lungo. Le altre cinque volte ricorre solo a frasi brevi, quasi smozzicate. Ora, invece, il suo canto si espande, tenendo in filigrana la voce di un’altra donna, Anna, che ringraziava Dio per il dono del suo figlio, il profeta Samuele.
Ravasi – «Tua moglie ti darà un figlio»
È Luca (1,15) a delineare così l’origine del Precursore e a porre sulla ribalta la donna che l’aveva partorito. Il cui nome era solenne, lo stesso della moglie di Aronne, fratello di Mosè e capostipite del sacerdozio di Israele: Elisheba‘, cioè Elisabetta, che in ebraico significava “Dio ha giurato” o forse anche “Dio è pienezza”
Ravasi – Giuseppe, un padre giusto e umile
Figura modesta e silenziosa (nei Vangeli non è riferita nessuna sua parola), egli riveste un rilievo particolare solo nel racconto della nascita e dell’infanzia di Gesù secondo Matteo. Il cuore della narrazione è nell’annunciazione-vocazione che Giuseppe riceve da Dio attraverso un angelo (Matteo 1,18-25).
Ravasi – Quattordici generazioni
È noto che, aprendo la prima pagina del Vangelo di Matteo, ci si imbatte in un arido elenco di nomi, una genealogia che era, però, un genere molto caro agli antichi abitanti del Vicino Oriente. Essi, infatti, in quella catena di nomi – non di rado fittizi o impropri – intuivano la propria storia e la grandezza delle loro origini.
Maranatha: Maràn athà o Marana tha?
Maranatha è una locuzione aramaica, usata da san Paolo nella chiusa della Prima lettera ai Corinzi (16,22). Non la traduce per i suoi destinatari greci, il che suppone che la formula, derivante dalla prima comunità palestinese, dovesse essere in uso nella liturgia (come hosanna, amen).
Vangelo di LUCA – Cap. 19-21 Fausti (10)
Insieme alla parabola del samaritano e del Padre misericordioso, questo racconto dell’incontro tra Gesù e Zaccheo si può considerare “un Vangelo nel Vangelo”, nel senso che ne esplicita gli elementi fondamentali.
Libro dell’Apocalisse – cap. 12-19 – Carrarini (3)
La seconda parte dell’Apocalisse (cap. 12-22) sembra aggiunta al libretto preesistente durante la persecuzione di Domiziano. Vuole rispondere a un interrogativo delle comunità: Ma quando arriva questa liberazione? Quando entreremo nella terra promessa? Giovanni sente che la lettura di fede in chiave esodica non basta più…
Vangelo di LUCA – Cap. 16-18 Fausti (9)
L’uomo è un amministratore ingiusto, perché si è fatto padrone di ciò che non è suo. Però ora conosce Dio: sa che tutto dona e perdona. Di conseguenza sa “che fare” anche lui: condonare ciò che in fondo non è suo.
Libro dell’Apocalisse – cap. 4-11 – Carrarini (2)
Dopo la presentazione dei protagonisti della Rivelazione e il cammino di purificazione delle Chiese, la comunità è pronta per accogliere il messaggio su ciò che deve accadere, cioè sulla sua storia, sui fatti del passato, del presente e del futuro e sul loro legame con il progetto di salvezza di Dio.
Libro dell’Apocalisse – cap. 1-3 – Carrarini (1)
Iniziamo il cammino di riflessione sul libro dell’Apocalisse sentendo come rivolta a ciascuno di noi la beatitudine che è posta all’inizio e alla fine del libro: Beato chi prende a cuore il messaggio di Dio contenuto in questo libro.
Terza Lettera di GIOVANNI
Uomini, all’interno delle Chiese, si agitano con disobbedienze e ambizioni, ma la Chiesa, per la forza dello Spirito e dell’orazione, ha la capacità di liberarsi dalle paralisi indotte da tali uomini.
Seconda Lettera di GIOVANNI
La lettera rivela la preoccupazione per la presenza nel territorio di falsi maestri (v.10), in misura più ampia di quanto si poteva pensare, tanto che il Presbitero interviene con una lettera, promettendo una maggiore formazione della Chiesa in una prossima visita (v.12).
Lettera a FILEMONE
La Lettera a Filemone; si potrebbe chiamarla anche “biglietto”, visto che è breve (300 parole rispetto alla lettera ai Romani che ne ha 7000), ma è un testo denso e con una sola tematica. Meglio: Paolo non tratta un tema, ma il caso di una persona, Onesimo, uno schiavo fuggito dalla casa del suo padrone cristiano, Filemone.
Lettera a TITO
All’interno delle lettere paoline, un gruppetto di tre si distingue sia per i destinatari, sia per il contenuto. Contrariamente alle altre che hanno come destinatari una comunità, queste tre sono indirizzate a persone, due lettere a Timoteo e una a Tito. Costoro sono due responsabili di comunità, rispettivamente quella di Efeso e quella di Creta.
Vangelo di LUCA – Cap. 13-15 Fausti (8)
I capitoli 12-13 sono una teologia della storia, che ci rivela come Dio vede lo spazio e il tempo dell’uomo: le cose sono un dono del Padre ai fratelli (c. 12), e il tempo è l’occasione per convertirsi (c. 13). Con la venuta del Messia la storia ha raggiunto il suo fine, e il tempo avrebbe dovuto arrestarsi. Come mai invece va ancora avanti?
Lettera ai FILIPPESI – Cap. 4
Quali sono lo stile e i contenuti morali che i credenti in Cristo devono adottare? Ai fini dell’annuncio del Vangelo che è Gesù, sino a che punto i cristiani possono desumere criteri di giudizio e comportamenti di vita dall’ambiente? Il brano biblico di Fil 4, 4-9 può essere interpretato anche come risposta a questi interrogativi.
Lettera ai FILIPPESI – Cap. 2-3
A quali condizioni la gioia di un responsabile della comunità può dirsi piena, o – in altri termini – quando la comunità cristiana è veramente sé stessa? La risposta, in estrema sintesi, è solo la seguente: quando i credenti che la compongono hanno in sé stessi e tra loro una mentalità conforme al loro essere battezzati in Cristo.
Lettera ai FILIPPESI – Cap. 1
Filippesi è una lettera molto confidenziale, “di intimità” (Ravasi), scritta da Paolo alla Chiesa di Filippi. Essa tratta, in estrema sintesi, due argomenti intimamente intrecciati: i rapporti personali di Paolo con la persona di Gesù Cristo, e i rapporti personali di Paolo con le persone della comunità cristiana di Filippi.
Lettera agli EFESINI – Cap. 4-5 – Stancari (3)
Paolo ci invita ad assumere la novità. Si tratta di passare dall’idolatria all’eucarestia, dalla ribellione alla docilità, dall’accidia svogliata alla tempestività della fatica che si consuma nella gioia spirituale più pura e più forte, più vibrante, più energica e più feconda.
Vangelo di Luca – Cap. 11-12 – Fausti (7)
Dopo averci svelato il suo mistero di Figlio e di fratello, con questa preghiera ci fa entrare nella paternità di Dio: in essa desideriamo quanto ci occorre per viverla. È quanto lui stesso ci dona nell’eucaristia, in cui offre se stesso come nostro cibo.
Lettera agli EFESINI – Cap. 2-3 – Stancari (2)
Il contenuto su cui Paolo insiste, qui nella Lettera agli Efesini come nella Lettera ai Colossesi, è riducibile ad una affermazione di due, tre parole, ma per Paolo serve a condensare quel respiro in una pienezza vissuta: la signoria di Cristo. Cristo è l’unico Signore, tutta la creazione gli appartiene e tutto lo svolgimento della storia umana fa capo a lui.
Lettera agli EFESINI – Cap. 1 – Stancari (1)
A noi è giunta la copia di quella lettera che è stata custodita nell’archivio della Chiesa di Efeso; Efeso è città capoluogo, città metropolitana, ha un suo ruolo di presidenza nel contesto delle chiese di quella regione. Questo ci aiuta a constatare come queste pagine sono dotate di un particolare respiro nella comunicazione
Lettera ai GALATI – Cap. 5-6 -Doglio (5)
È necessario soffermarci su questo tema della libertà — molto caro a Paolo e fondamentale per la teologia cristiana — anche se ho l’impressione che non lo abbiamo assimilato molto bene. Quella di Paolo è una convinzione profonda e decisiva: “siamo liberi”. Noi però non abbiamo l’impressione di essere così liberi.
Lettera ai GALATI – Cap. 4-5 -Doglio (4)
Al capitolo 4 l’apostolo Paolo arriva al vertice della sua riflessione e presenta la “pienezza del tempo”, cioè il momento culmine della storia della salvezza in cui il progetto di Dio viene realizzato.
Lettera ai GALATI – Cap. 3-4 – Doglio (3)
Al capitolo 3 la Lettera ai Galati entra nel vivo della dimostrazione. Paolo ha affrontato finora l’argomento da un punto di vista autobiografico, presentando se stesso con le credenziali dell’apostolo che ha ricevuto un incarico da parte del Signore.
Vangelo di Luca – Cap. 10 – Fausti (6)
Il messianesimo di Gesù non liquida la storia con la sua lotta tra bene e male, dove il bene perde e il male vince – appunto perché il male “vuole” vincere e il bene è “disposto” a perdere per amore (cf. 6,27-35)! Nella storia rimane sempre la croce. Ma è la vittoria dell’amore, gloria e salvezza di Dio.
Lettera ai GALATI – Cap. 2 – Doglio (2)
Nel cap. 1, dopo aver rimproverato i Galati per il loro cambiamento nell’adesione al vangelo, racconta la sua esperienza di conversione. Ha narrato come Dio gli ha rivelato suo Figlio. Dopo questo episodio – che possiamo datare nell’anno 36 – Paolo ne racconta un altro capitato 14 anni dopo; secondo il modo di contare degli antichi arriviamo all’anno 49: è l’occasione del cosiddetto Concilio di Gerusalemme.
Lettera ai GALATI – Cap. 1 – Doglio (1)
Un testo molto importante nella storia del cristianesimo per diversi motivi: innanzi tutto perché è il testo paolino che ci offre il maggior numero di notizie autobiografiche sull’apostolo; poi perché contiene in bella sintesi quello che Paolo chiama il «suo Vangelo»; infine perché è stata al centro delle controversie teologiche fra cattolici e protestanti
Ravasi: Giobbe, la prova che semina grandi divisioni
Considerato uno dei capolavori della letteratura di tutti i tempi, il libro di Giobbe ha alla base la storia di una famiglia felice sulla quale si abbatte la bufera di una serie impressionante di sciagure che lasciano il protagonista – uno sceicco orientale non ebreo – inebetito su un cumulo di immondizie.
Commento al libro di GIOBBE
Giobbe è “un uomo integro e retto, che ha il timore del Signore e si astiene dal male” (1). Quest’uomo era “il più grande fra tutti i figli d’Oriente” (3). La sua vicenda si svolge fuori dalla Terra data dal Signore a Israele. Il racconto vuole dunque parlare al cuore dell’uomo, di ogni uomo, indipendentemente dalle sue appartenenze.
Lectio sul libro di QOÈLET – Carrarini (3)
Nella seconda parte del libro Qoèlet continua la sua critica alla mentalità dominante nel suo tempo attraverso la confutazione di molti luoghi comuni espressi dai proverbi che correvano sulla bocca di tutti. La credulità popolare e il buon senso comune ne avevano fatto un’espressione spicciola della sapienza del vivere
Lectio sul libro di QOÈLET – Carrarini (2)
Il secondo grande tema sul quale Qoèlet riflette nella sua indagine sulla vita è quello del tempo. Nella logica di Qoèlet bisogna parlare della “inconoscibilità” o del “non senso” del tempo o, meglio ancora, del “tempo giusto” da riconoscere o del “tempo ineluttabile” che scorre travolgendo tutto.
Lectio sul libro di QOÈLET – Carrarini (1)
Più che dare ai suoi lettori-ascoltatori certezze e consolazione di fronte alla complessità della vita e ai suoi interrogativi, questo poeta – fortemente ironico, disilluso e ormai avanti negli anni – scalza tutte le sicurezze e i luoghi comuni diffusi tra la gente per seminare dubbi, sconcerto, disillusione.
Vangelo di Luca – Cap. 9 – Fausti (5)
Se nel c. 8 i discepoli ascoltano e vedono soltanto, ora, nel c. 9, dopo il battesimo sulla barca, sono direttamente coinvolti nel destino di Gesù, nella sua missione, nel servizio del pane, nella croce e nella gloria: il battesimo li ha associati a lui.
Libro dei PROVERBI – Ravasi (3)
Entriamo ora in un elemento delicato: la tipizzazione negativa femminile. Esaminando i testi, si vedrà che questa tipizzazione non è così drammatica, perché la tipizzazione femminile della stoltezza (kesilut) ha, come parallelo perfetto, la tipizzazione femminile della sapienza (in ebraico il femminile hokmah).
Libro dei PROVERBI – Ravasi (2)
Con Salomone si ha la testimonianza di un contatto, di un dialogo ecumenico con le varie culture. Durante l’epoca salomonica i fermenti, le ricerche delle letterature circostanti vengono portate a Gerusalemme e lì rielaborate. Da questo incontro nasce la letteratura sapienziale ebraica.
Libro dei PROVERBI – Ravasi (1)
Abbiamo davanti a noi un libro, quello dei Proverbi, che è emblematico per un genere letterario, quello della letteratura sapienziale. È una letteratura nella quale si entra sempre con molto piacere perché è molto ricca e originale.
Libro dei PROVERBI – Introduzione
Il libro dei Proverbi appare come un’opera composita, che è stata elaborata in tempi diversi e nella quale confluiscono proverbi di varie epoche e provenienti anche da fuori Israele. Esso può essere considerato come il primo corpus sapienziale, una sorta di antologia letteraria della sapienza di Israele
Vangelo di Luca – Cap. 7-8 – Fausti (4)
Nei cc. 5-6 Luca, dando per scontato cos’è la fede, si rivolge a Israele per mostrare lo specifico della fede in Gesù. Ora comincia l’itinerario per chi proviene dal paganesimo; e si inizia spiegando cos’è per Israele la fede, in modo da renderla accessibile anche a lui.
Prima Lettera ai CORINZI – cap. 11-15 – Carrarini (5)
I capitoli dall’11 al 14 formano un’unità letteraria attorno al tema delle riunioni comunitarie che si svolgevano a Corinto per l’ascolto della Parola, la preghiera, la Cena del Signore e il pasto comune.
Nel capitolo 15 Paolo affronta il problema della risurrezione dei corpi, l’ultimo tema che i Corinzi hanno sottoposto a Paolo nella loro lettera.
Vangelo di Luca – Cap. 5-6 – Fausti (3)
Marco, ponendo la chiamata subito all’inizio del Vangelo (1,16-20), mostra come essa sia il principio della vita cristiana. Luca, facendo precedere il discorso inaugurale, l’osservazione sulla potenza della sua parola e il racconto dei suoi effetti salvifici, non solo motiva la risposta, ma anche ne mostra gli aspetti ecclesiali.
Prima Lettera ai CORINZI – cap. 7-10 – Carrarini (4)
Col capitolo 7 inizia la risposta di Paolo alle domande poste dai Corinzi nella lettera inviatagli ad Efeso… Quasi tutti i temi trattati da ora in avanti sembrano riferirsi a domande precise dei Corinzi (eccetto, forse, gli abusi nella Cena, riferiti a voce, e la negazione della risurrezione).
Prima Lettera ai CORINZI – cap. 5-6 – Carrarini (3)
Nei capitoli 5 e 6 Paolo reagisce su altri tre fatti che gli sono stati riferiti a voce da quelli di Cloe o dalla delegazione che gli ha portato la lettera dei Corinzi. Sono dei fatti che riguardano membri della comunità e mettono in luce i molti problemi suscitati dall’entrata dei pagani nella Chiesa.
Vangelo di LUCA – Cap. 3-4 – Fausti (2)
Giovanni è il prototipo dell’uomo che Dio si è preparato per stare davanti al suo volto, che è Gesù, e per aprirne agli altri la via di accesso. È la persona pronta ad accogliere il Signore che viene. Sintesi vivente dell’AT, in lui vediamo la caratteristica fondamentale di tutta la storia d’Israele: l’attesa.