Gianfranco Ravasi – Ecco l’agnello di Dio!
Il lettore praticante, che è abituato a sentire questa frase ogni volta che il sacerdote leva l’ostia davanti ai fedeli prima della Comunione, si chiederà: perché mai proporre una simile dichiarazione, pronunciata dal Battista, tra le parole difficili presenti nei Vangeli?
Ravasi – Agli uomini che Dio ama
È significativo che siano i pastori i primi destinatari di questa “annunciazione” natalizia, figure che un trattato del Talmud, la grande raccolta delle tradizioni e delle norme giudaiche, considerava impure a causa della loro convivenza con gli animali e disoneste per le loro violazioni dei confini territoriali durante le loro migrazioni e le loro soste, e quindi inabili a essere giudici e testimoni nei processi
Gianfranco Ravasi – La ricchezza del dono divino
Siamo alle ultime battute di quel gioiello letterario e teologico che è l’inno al Verbo con cui si apre il Vangelo di Giovanni. Cristo è definito con un termine greco che risuona solo qui negli scritti giovannei, ma che è caro a san Paolo: plérôma , “pienezza”.
Gianfranco Ravasi – La tenda del Verbo
È uno dei versetti più celebri di tutti i Vangeli. Esso è incastonato nel grandioso inno che funge da prologo al quarto Vangelo. Abbiamo proposto una versione che ricalcasse l’originale greco, ben più intenso della pallida traduzione di uso comune: «Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi».
Gianfranco Ravasi – I figli generati da Dio
Il soggetto di questa frase è presente nel versetto precedente del grandioso inno che funge da prologo al Vangelo di Giovanni: «I figli di Dio, quelli che credono nel suo nome» (v.12). Si avrebbe, quindi, la proclamazione di quella che san Paolo definirà come l’adozione a figli da parte di Dio mediante la fede (Galati 4,4-7; Romani 8,15-17).
Gianfranco Ravasi – La sconfitta delle tenebre
Tra i famosi manoscritti giudaici venuti alla luce nel 1947 a Qumran, sulla sponda occidentale del Mar Morto, ce n’è uno intitolato dagli studiosi Il Rotolo della Guerra: in esso si descrive la battaglia finale di una guerra quarantennale tra i Figli della Luce e i Figli delle Tenebre, segnata dal trionfo della Luce.
Gianfranco Ravasi – In principio era il Logos
Logos significa “parola, verbo, discorso”, indica la comunicazione tipica dell’essere umano. Nella Bibbia, però, come ben sappiamo, la “parola” è qualcosa di più di quello che intendiamo noi occidentali: essa è anche l’azione con cui esprimiamo noi stessi, perciò il termine ebraico dabar designa contemporaneamente la parola e l’atto.
Gianfranco Ravasi – Il bue, l’asino e la grotta di Betlemme
La grotta, il bue e l’asino, mezzanotte: guai se nel nostro presepe mancassero questi elementi che recano con sé tutta l’atmosfera natalizia e le emozioni bellissime di un’infanzia innocente, forse perduta. Ma se scorriamo le righe del racconto evangelico di Luca, di questo apparato non c’è menzione perché esso è sbocciato liberamente come un fiore della tradizione su un testo che è, invece, molto più sobrio.
Gianfranco Ravasi – «Lo diede alla luce e lo avvolse in fasce»
«Maria lo guarda e pensa: Questo Dio è mio figlio. Questa carne divina è la mia carne. Egli è fatto di me, ha i miei occhi e la forma della sua bocca è la mia. È Dio e mi assomiglia! Nessuna donna ha avuto il suo Dio per lei sola. Un Dio piccolissimo che si può prendere tra le braccia e coprire di baci, un Dio tutto caldo che sorride e respira, un Dio che si può toccare e vive».
Gianfranco Ravasi – Un’intricata questione cronologica
Sono stati scritti volumi interi su questo passo simile più a un macigno storico che a una pietra d’inciampo nell’analisi critica dei Vangeli. Noi ci accontenteremo di una piccola nota sintetica. L’unico censimento documentato di Quirinio (ne parla anche lo storico Giuseppe Flavio del I sec.) fu eseguito nel 6-7 d.C. quando Gesù doveva avere almeno dodici anni…
Gianfranco Ravasi – A Betlemme con Maria incinta di Gesù
È probabile che i parenti di Giuseppe non avessero più a disposizione una stanza per lui e la sposa incinta. Gli offrirono, allora, uno spazio collegato alle residenze di allora, ove erano ospitati gli animali di notte e d’inverno e ove spesso si riuniva la famiglia nelle serate fredde. È san Girolamo che visse per decenni a Betlemme a evocare questo riparo offerto da una grotta naturale o scavata nella roccia.
Gianfranco Ravasi – Il precursore, «amico dello sposo»
«E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo, perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade…» (Luca 1,76). Così il sacerdote Zaccaria, nel Benedictus, l’inno di ringraziamento a Dio per … Continua a leggere
Gianfranco Ravasi – Il canto di Maria e dei poveri
È questa l’unica volta in cui Maria parla a lungo. Le altre cinque volte ricorre solo a frasi brevi, quasi smozzicate. Ora, invece, il suo canto si espande, tenendo in filigrana la voce di un’altra donna, Anna, che ringraziava Dio per il dono del suo figlio, il profeta Samuele.
Ravasi – «Tua moglie ti darà un figlio»
È Luca (1,15) a delineare così l’origine del Precursore e a porre sulla ribalta la donna che l’aveva partorito. Il cui nome era solenne, lo stesso della moglie di Aronne, fratello di Mosè e capostipite del sacerdozio di Israele: Elisheba‘, cioè Elisabetta, che in ebraico significava “Dio ha giurato” o forse anche “Dio è pienezza”
Ravasi – Giuseppe, un padre giusto e umile
Figura modesta e silenziosa (nei Vangeli non è riferita nessuna sua parola), egli riveste un rilievo particolare solo nel racconto della nascita e dell’infanzia di Gesù secondo Matteo. Il cuore della narrazione è nell’annunciazione-vocazione che Giuseppe riceve da Dio attraverso un angelo (Matteo 1,18-25).
Ravasi – Quattordici generazioni
È noto che, aprendo la prima pagina del Vangelo di Matteo, ci si imbatte in un arido elenco di nomi, una genealogia che era, però, un genere molto caro agli antichi abitanti del Vicino Oriente. Essi, infatti, in quella catena di nomi – non di rado fittizi o impropri – intuivano la propria storia e la grandezza delle loro origini.
L’anima e la cetra / 1. La figlia unica del silenzio
Iniziamo il commento del Libro dei salmi. Ma i salmi non si commentano. Si pregano, si cantano, si urlano. Sono troppo umani, troppo intrisi di dolore e di amore, troppo impastati di uomo e di Dio.