Prediche di Spoleto/5. Fontana: «Fede, la virtù per dialogare con Dio»
Secondo Edith Stein, tra l’essere umano e Dio esisterebbe un rapporto empatico che salva la libera dignità dell’uomo e finisce per incontrarsi con la mai interrotta ricerca di Dio di rinnovare la relazione con la persona e con il popolo dei credenti.
Come mendicanti bussando alle porte di Dio
Le prediche di Spoleto / 7
Termina oggi alle 17 nella chiesa di San Domenico la serie 2016 delle «Prediche di Spoleto», organizzate dalla diocesi di Spoleto-Norcia nel contesto del Festival dei Due Mondi, e – secondo tradizione – l’onere di chiudere il ciclo dei 7 incontri spetta proprio all’arcivescovo di Spoleto-Norcia Renato Boccardo. Quest’anno l’argomento prescelto erano le parabole e a monsignor Boccardo tocca quella detta «dell’amico importuno» (Lc 11, 5-13); della sua omelia diamo in questa pagina un ampio stralcio.
Il buon SEMINATORE fa fiorire anche le pietre
A un primo impatto, l’impressione che si ha leggendo la parabola del seminatore (Lc 8, 5-8.11 15), è che siamo di fronte a un contadino quanto meno sprovveduto e poco accorto, che non conosce il proprio mestiere. Getta il seme a caso, sprecando in abbondanza un bene prezioso e mettendo a rischio il buon esito del raccolto.
Prediche di Spoleto: lo scarto dello SGUARDO
Il fariseo e il pubblicano della parabola sono due uomini che vengono da modi di vita profondamente diversi, oserei dire opposti; nella parabola, però, li troviamo nella stessa situazione: salgono al tempio per pregare. Ma anche qui emergono le profonde differenze tra loro sia nel modo di porsi davanti a Dio, sia nel contenuto della loro preghiera. Uno appare soddisfatto di se stesso, mentre l’altro non si sente per niente tranquillo. Il fariseo poi, nella sua preghiera, pronuncia ben ventinove parole, mentre il pubblicano ne utilizza solamente sei.
L’abbraccio del Padre, per rialzarsi sempre
Parabole dei due mondi
Oggi nella chiesa di San Domenico, alle ore 17, il cardinale Angelo Comastri, vicario generale per la Città del Vaticano, propone la sua meditazione, di cui anticipiamo ampi stralci, su “La pecora, la moneta, il figlio perduto e il figlio fedele” (Luca 15, 4-32). È la quarta tappa delle “prediche” di Spoleto (parte del Festival dei Due Mondi e curate dalla diocesi di Spoleto-Norcia), dedicate quest’anno alle parabole, dopo quelle di Fausto Bertinotti, di Ambrogio Spreafico, vescovo di Frosinone-Veroli-Ferentillo, con il rabbino Yosef Levi e l’imam Izzaddin Elzir e del direttore di “Avvenire”, Marco Tarquinio.
In ascolto, rubando il mestiere a Dio
Le prediche di Spoleto/3
La parabola del giudice disonesto e della vedova importuna (Luca 18,1-8)
Ma se cominciamo ad ascoltare, non riusciamo più a fermarci. Rendiamo inquieti i nostri giorni, impariamo a scavare persino dentro la quotidianità, dentro le spese che facciamo, i divertimenti che cerchiamo e il lavoro che svolgiamo, imponendoci di ragionare non tanto su ciò che garantiscono a noi, ma sull’“effetto che fanno” al mondo e alle tante altre persone che, con tutta la nostra “cultura dei diritti”, non riusciamo a pensare uguali a noi…
Samaritano, il prossimo è MISERICORDIA
Il vangelo dice che «volendo giustificarsi», chiese a Gesù chi fosse il suo prossimo. Quell’uomo si riteneva giusto. Tuttavia non si chiude nella sua giustizia. Ed ecco la parabola, risposta in forma di racconto. Quante volte l’abbiamo ascoltata, ma la Parola di Dio contiene sempre delle sorprese. Come dice Gregorio magno: «La Bibbia cresce con chi la legge». Quel sapiente ci insegna proprio questo. Mai davanti alla Parola di Dio dare per scontato di aver capito tutto, mai pensare di essere totalmente nel giusto!
Fausto Bertinotti alle Prediche di Spoleto
Qui ci sono, diversamente da Matteo, oltre alle beatitudini, anche le minacce. «Guai a voi, ricchi… Guai a voi che ora siete sazi… Guai a voi che ora ridete… Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi». Non c’è forse qui delineata la natura della trave (e, per quel pochissimo che gli somiglia, della pagliuzza)? Io penso di sì, la trave è fatta di ricchezza, di potere e di consenso acritico ai falsi profeti (oggi diremmo al pensiero unico). Sono loro che ostacolano la misericordia, sono loro che spingono a denunciare la pagliuzza nell’occhio dell’altro piuttosto che fare i conti con la propria trave.
Le prediche di Spoleto (7)
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Le prediche di Spoleto (6)
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